Corpi che contano, anche quelli degli animali - recensione di Macri Puricelli

foto: wander galerie
Corpi che contano, anche quelli degli animali
Recensione di Macri Puricelli (Zoe la Gatta - Repubblica)

Cosa succederebbe se venisse letta e compresa in tutta la sua portata rivoluzionaria l'affermazione secondo cui “chiedere la fine della crudeltà significa chiedere la distruzione delle istituzioni della crudeltà? E cosa succederebbe se la pensassimo come i popoli dell'Amazzonia e cioè che gli animali non sono altro che umani travestiti? Ovvero che l'umanità non è una questione fisica bensì morale?

Non è un pensiero semplice quello di Judith Butler, la filosofa post-strutturalista statunitense che si occupa di filosofia politica, etica, teoria letteraria, femminismo e Queer Theory.


"Corpi che non contano" a Firenze per il World Vegan Day

Domenica 1 novembre 2015, ore 18.00
Casa del Popolo di Settignano (Firenze)
Sala cinema, primo piano                                        
all’interno del World Vegan Day 2015

Presentazione di
Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali
a cura di Massimo Filippi e Marco Reggio, Mimesis edizioni
con un’intervista a Judith Butler e saggi di Massimo Filippi, Richard Iveson, Marco Reggio, James Stanescu, Federico Zappino

Massimo Filippi ne discuterà con Lorenzo Guadagnucci (Restiamo Animali)


Locandina

Altre presentazioni in programma

Suoni e movimenti che contano. Judith Butler e gli animali - recensione di Deborah Ardilli (Il Lavoro Culturale)

Suoni e movimenti che contano. Judith Butler e gli animali
Recensione di Deborah Ardilli (Il Lavoro Culturale)

Ha il valore di una scommessa questa raccolta di saggi curata da Massimo Filippi e Marco Reggio. E non è difficile indicarne la ragione: chi volesse giustificare l’accoppiamento tra il pensiero di Judith Butler e le istanze politiche dell’antispecismo sulla base di un criterio strettamente contenutistico, lasciandosi cioè orientare dalla frequenza dei pronunciamenti della femminista statunitense sulla questione animale, si troverebbe nella stessa situazione di chi, con un pugno di sabbia in mano, pretendesse di dire qualcosa a proposito del deserto. È ben vero, infatti, che le sonde lanciate dalla “seconda” Butler nel campo della vita precaria rispondono in maniera convincente all’esigenza di destabilizzare le premesse umanistiche su cui è stata edificata l’ontologia liberale del soggetto, registrandone puntigliosamente i punti di caduta e i momenti di crisi. Ma non è altrettanto scontato che uno sguardo attento all’«interminabile spettralità» che imprigiona il vivente esiliato ai margini della norma antropocentrica comporti uno scatto di solidarietà interspecifica verso il tema della liberazione animale.